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Coronavirus ed inquinamento: c'è un legame

E' stato dimostrato un legame tra l'inquinamento ambientale e l'infezione da Coronavirus. Il virus, infatti, attecchirebbe meglio in quei polmoni di soggetti già gravemente danneggiati dal vivere in un ambiente inquinato e respirare aria contaminata. L'inquinamento atmosferico, infatti, è da solo responsabile di centinaia di vittime ogni anno, per patologie polmonari e cardiache. 

Coronavirus e aria inquinata

Gli effetti della quarantena sull'inquinamento 

La quarantena forzata a causa della pandemia ha portato la popolazione a doversi chiudere nelle proprie case e sospendere la maggior parte delle attività lavorative ed industriali. L'effetto di tutto ciò è stato un calo drastico dei livelli di inquinamento ambientale nelle città, in particolare quelle dove i livelli di polveri sottili sforavano di frequente i livelli di allerta. Secondo un recente studio americano, la migliorata qualità dell'aria derivante dallo stop al traffico cittadino e agli scarichi industriali ha portato a risparmiare decine di migliaia di vite rispetto a quello che sarebbe stato senza queste misure. 

Ridurre l'inquinamento può aiutare a combattere l'infezione da Coronavirus 

I pazienti con malattie croniche polmonari e cardiache sono quelli a più alto rischio di gravi complicanze dopo aver contratto l'infezione. Per questo motivo, la pandemia deve spronare l'umanità in futuro a ridurre il più possibile i livelli di inquinamento ambientale, puntando sulle energie pulite e sostenibili, in modo da non rendere l'organismo delle persone molto più vulnerabile nei confronti degli agenti infettivi. 
Anche durante le precedenti epidemie, come la SARS, gli individui più esposti sono stati coloro che vivevano in aree altamente inquinate. Durante l'epidemia di SARS in Cina del 2003, chi viveva in zone con elevati livelli di inquinamento atmosferico aveva una probabilità di perdere la vita quasi doppia. 

Perché l'inquinamento aumenta il rischio di contagio? 

Le particelle di polveri sottili che abbondano nell'aria che respiriamo in mezzo al traffico o in un'area altamente inquinata dagli scarichi industriali sono vettori di numerose molecole chimiche e biologiche, compresi i virus. Un team di ricercatori ha confrontato i dati rilasciati dalle Agenzie regionali per la protezione ambientale rilevati dalle centraline di rilevamento dei livelli di polveri sottili con i dati riguardati i contagi da COVID-19 della Protezione Civile. I risultato è stato evidente: l'epidemia da coronavirus si è diffusa rapidamente nelle aree più inquinate di Italia, in particolare c'è una relazione tra i superamenti dei limiti di legge delle polveri sottili tra il 10 e il 29 febbraio e il numero di casi di contagio da COVID-19 al 3 marzo. 

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